VECCHIA STORIA
Un tema che dalle nostre parti è sempre di attualità proprio a causa dell’ex centrale di Borgo Sabotino dove negli anni ’80 è stato costruito anche il reattore CIRENE e nei tempi recenti un deposito “provvisorio” per le scorie provenienti dal parziale smantellamento della centrale stessa. L’ipotesi che quel sito possa essere scelto come sede del deposito unico nazionale sotto il profilo tecnico dovrebbe essere eliminata in partenza ma, come vedremo, nel grande “mercato delle vacche” che si è appena innescato non può essere esclusa del tutto. Andiamo per ordine.
La tempistica sulla scelta l’ha illustrata il 7 novembre scorso la SOGIN, la società statale incaricata di gestire e smantellare le vecchie centrali nucleari dismesse e di fare il deposito, durante un convegno organizzato dall’ANCI (Associazione Italiana Comuni Italiani) a Milano.
GLI ASPETTI TECNICI
Il programma prevedeva in primo luogo la individuazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee del sito unico (CNAPI). Tale Carta è già stata predisposta e dai criteri adottati per la selezione risulterebbe integralmente esclusa l’intera area del Lazio a sud di Roma: il sito di Latina è fuori perché collocato entro una fascia di 5 chilometri dal mare e nei pressi del poligono di tiro di Nettuno; la zona dei Castelli Romani a sua volta è esclusa perché è interessabile da fenomeni sismici, mentre tutte le altre zone si trovano a ridosso di insediamenti abitativi, vie di comunicazione, impianti industriali ed aree protette rispetto alle quali non è possibile stabilire una idonea fascia di rispetto. Fin qui l’aspetto tecnico.
GLI ASPETTI POLITICI
Poi c’è l’aspetto politico. Questa Carta infatti è ora nelle mani dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente che dovranno trasformare queste “potenzialità” in un progetto preliminare. Quest’ultimo a sua volta dovrà ricevere delle “manifestazioni d’interesse” da parte delle Regioni e dei Comuni che sarebbero disposti a realizzarlo. In sostanza si tratta di vere e proprie autocandidature di amministrazioni che in cambio riceveranno in “regalo” un pacco di finanziamenti: vale a dire 1,5 miliardi di euro che serviranno a costruire sia il deposito definitivo che il Parco Tecnologico, incluse altre elargizioni varie. Lo zuccherino è ulteriormente addolcito con la promessa di generare 1.500 posti di lavoro l’anno per quatto anni per la costruzione delle opere e di 700 addetti definitivi per la loro gestione.
GRANDI MANOVRE DI COMUNICAZIONE
Questa fase di mercanteggiamento finirà a settembre di quest’anno e se non perverranno autocandidature (come è molto probabile) il governo deciderà da solo. Invece del “pacco” con i finanziamenti, il sito prescelto dovrà accontentarsi del “contropacco” senza soldi per il territorio e con la decisone calata dall’alto. Nel frattempo, entro la fine di giugno, verrà predisposto un seminario nazionale per tastare e testare il polso al “fortunato” sito prescelto: già dalla localizzazione di questo seminario dovrebbero emergere utili indicazioni per l’intera manovra. Il seminario avrà lo scopo di “coinvolgere” i cittadini e le amministrazioni locali nella scelta. Giocolieri, giullari, saltimbanchi, ballerine e nani (sotto il profilo politico) si stanno già allenando per l’occasione.