“L’auto era parcheggiata in via Tiberio, nelle vicinanze di un condominio munito di citofoni. Era perfettamente nelle strisce bianche, perché se ti piace rispettare le regole stai attento pure al centimetro”.
Scendo ed ecco qua: uno specchietto divelto (escludendo che sia un urto dato ad una velocità accettabile o a manovre accettabili per una strada urbana vicino ad un asilo e alla caserma dei Carabinieri) e i pezzi ammucchiati vicino l’auto”.
Il post-it assurdo lasciato dall’automobilista
Sul parabrezza, un post-it surreale. C’era scritto “Mi scusi”. Senza numero di telefono per pagare i danni. Un modo per lavarsi la coscienza.
“A mio parere non basta, non è da accontentarsi: perché non è un danno da poco, non è un danno causato da velocità normale o da condotte accettabili in strada”, spiega ancora.
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“Eppure ci voleva proprio poco: si poteva citofonare (citofono a tre passi, targa visibile e quindi si poteva risalire facilmente alla proprietà) o quantomeno lasciare un numero di telefono, alla luce del fatto che questo non è un danno da tocco, a meno che non sia stato Hulk o Bruce Wayne con la Batmobile”.
“Gli sbagli sono involontari, le toppe e i post-it no. E intanto mettiamo questo a conto… Altri commenti più stretti mi farebbero bannare”.
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