Una recente sentenza del Tar del Lazio ha dato il via alla costruzione di un nuovo Piano edile che sorgerà all’incrocio tra vicolo della Patatona e via di Colle Oliva.
La zona non è lontana da un’area su cui il Comune di Ciampino ha di recente previsto un’altra lottizzazione da 6mila metri quadri.
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La decisione risale a venerdì 4 ottobre. I giudici si sono concentrati sul ricorso presentato da un privato, proprietario di un compendio immobiliare e di un annesso ampio terreno circostante, contro il Comune di Ciampino e contro il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, oltreché contro la Soprintendenza Archeologica.
La lotta tra Comune di Ciampino e privato sul piano edile
La vicenda ha avuto inizio nel 2016, quando lo stesso privato ha presentato una richiesta di autorizzazione paesaggistica per realizzare due palazzi nel terreno anzidetto.
La sua richiesta era stata respinta con motivazioni riguardanti il vincolo paesaggistico della zona, considerata “agricola” dal Piano Regolatore Comunale (PRG).
Nonostante le obiezioni del ricorrente e la sua argomentazione riguardo alla compatibilità dell’intervento edilizio da lui proposto con le normative vigenti, il Comune e la Soprintendenza avevano mantenuto il diniego.
Il Tribunale, esaminando la documentazione e le motivazioni dei provvedimenti impugnati, ha accolto le tesi del ricorrente. Il Tar ha evidenziato che le normative regionali sul paesaggio consentivano l’intervento edilizio nelle aree indicate come “zone C” di espansione. (leggi la sentenza)
Secondo il giudice, infatti, l’area interessata ha perso la sua originaria vocazione agricola e si trova in un contesto urbanizzato, supportando così la possibilità di edificazione.
In particolare, la sentenza ha messo in discussione la validità delle motivazioni sostenute dalla Soprintendenza. stato sottolienato come il parere negativo fosse inadeguato e privo di un’analisi approfondita delle condizioni attuali e reali del territorio.
La Corte ha rilevato inoltre che la riduzione della fascia di rispetto rispetto al Fosso Marranella ha modificato significativamente le condizioni paesaggistiche precedentemente considerate.
L’esito del ricorso ha comportato l’annullamento dei dinieghi precedenti, permettendo così al ricorrente di procedere con le opere di costruzione.
La decisione del Tribunale è emblematicamente rappresentativa di un conflitto tra la tutela del paesaggio e le esigenze di sviluppo urbano, un tema di crescente rilevanza in molte altre zone dei castelli Romani, specie tra Cecchina di Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo e Lanuvio.
Acqua, un bene sempre più raro e prezioso ai Castelli Romani
La vicenda si inserisce in un contesto più ampio, in cui la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici e lo stop al consumo di suolo, si scontra frequentemente con lo sviluppo urbano.
Si creano dunque una serie di sfide per le amministrazioni e i cittadini, specie in considerazione dei cambiamenti climatici ormai sempre più evidenti. Allarmante è la conseguente carenza di acqua necessaria per i nuovi residenti.
Del resto, ai Castelli Romani l’acqua è un bene sempre più raro e prezioso, come attestano sia lo stato di abbassamento e depauperamento della falda idrica, che l’abbassamento sempre più drastico e irreversibile del livello delle acque dei due laghi di Albano di Castel Gandolfo e Nemi.
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