Corum Petrov, un giovane italiano di 24 anni con origini slave, si è presentato alla stazione dei carabinieri di Grottaferrata insieme ai suoi avvocati, confessando di essere uno dei quattro occupanti dell’auto da cui è partito il fatale colpo di pistola.
Petrov ha raccontato di aver concordato un incontro con il patrigno della vittima, Tiberio V. M., nel luogo esatto dell’omicidio, ma ha negato di essere coinvolto nella rissa avvenuta poche ore prima in un bar nella zona Borghesiana.
In particolare, ha sottolineato di non essere stato lui ad impugnare l’arma da fuoco che ha causato la morte del giovane Ivan. Attualmente, il 24enne si trova in stato di fermo in carcere a Velletri, accusato di omicidio in concorso.
La procura di Velletri, che coordina le indagini svolte dai carabinieri, ha iscritto nel registro degli indagati anche il cugino di Petrov, risultato al momento irreperibile. Quest’ultimo sarebbe coinvolto in un episodio di violenza nel bar Borghesiana, dove Tiberio, il compagno della madre della vittima, sarebbe stato picchiato dopo aver colpito un altro giovane non identificato.
La ricostruzione
L’indagine rivela uno scontro tra un gruppo di cittadini romeni, tra cui il 14enne Ivan, e un altro gruppo di italiani di origini slave. Dopo la rissa, i due gruppi si sono separati: quello dei romeni si è diretto ad Aprilia per una festa di compleanno, mentre l’altro è rimasto nel locale.
Successivamente, Tiberio avrebbe contattato Petrov tramite messaggero per risolvere le divergenze con il cugino, fissando l’appuntamento nel parcheggio della stazione Pantano. Qui, il gruppo di cittadini romeni si è presentato in auto con Tiberio, il ragazzo Ivan, il nonno e altre due donne.
Durante l’incontro, un’auto descritta come una Ford Fiesta avrebbe sparato colpi di arma da fuoco. Inizialmente, i cittadini romeni pensavano si trattasse di colpi a salve, ma la tragica realtà si è rivelata quando hanno visto il giovane Ivan cadere a terra. Si parla anche di un’ulteriore auto, ma gli inquirenti ritengono che si tratti di una suggestione dovuta alla confusione del momento.
La difesa di Petrov sostiene che la seconda auto sia responsabile dei colpi mortali. Gli avvocati hanno acquisito gli atti dell’indagine e hanno visitato Petrov in carcere a Velletri, ribadendo che l’indagato era presente nell’auto ma nega di aver premuto il grilletto.
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