Per la seconda volta in pochi mesi, quindi, il progetto di risanamento ambientale proposto da Eni per affrontare e risolvere definitivamente la dispersione di carburante dal deposito di Santa Palomba che inquina terra e falde idriche è stato respinto.
Dopo il primo rifiuto ricevuto a febbraio, anche la recente Conferenza di Servizi, il tavolo tecnico che dovrebbe risolvere il caso, ha emesso un nuovo e secondo parere negativo al piano presentato dalla multinazionale energetica di Stato.
Pomezia, deposito Eni inquina la falda, pozzi Acea a rischio
Dopo la bocciatura di febbraio, il nuovo e secondo progetto di risanamento Eni è stato oggetto di un nuovo e secondo nel corso della Conferenza di Servizi del 1 agosto 2024 a Pomezia.
L’Arpa Lazio, la Città Metropolitana di Roma e il Comune di Pomezia hanno espresso pareri negativi, sottolineando la necessità di modifiche sostanziali al documento presentato da Eni.
Questi pareri, formalizzati nei rispettivi atti protocollati tra il 15 e il 22 luglio, sono stati considerati non superabili, portando alla determinazione finale di esito negativo della Conferenza.
Doppia fumata nera: febbraio ed agosto 2024
Il Comune di Pomezia ha comunicato ufficialmente la decisione ad Eni ed agli altri Enti pubblici. Evidenziando che il progetto dovrà essere rivisto e aggiornato. In conformità con i pareri espressi dagli enti preposti. La decisione è stata trasmessa in forma telematica a tutte le amministrazioni partecipanti, oltre che alla stessa Eni.
Per il momento, quindi, il piano di risanamento rimane bloccato, con l’obbligo per Eni di ripresentare una proposta più adeguata alle richieste delle autorità competenti, che tuteli in modo efficace l’ambiente e la salute pubblica.
Eventi del genere, ossia dispersioni di carburante nel terreno, erano già accaduti in passato. In particolare la recente ed ennesima dispersione di benzina ha avuto luogo a febbraio scorso. Ha riguardato un punto di una tubazione in ingresso al serbatoio TK6 presso il grande deposito pometino di via della Zoologia n. 1.
Che significano le due fumate nere consecutive? Che il Piano di bonifica va rifatto da capo. Con tutti i rischi (di perdite di tempo) per la salute umana e per l’ambiente che si possono immaginare. Visto che poco distante da questo deposito c’è un campo pozzi Acea ad uso potabile che serve due comuni grandi ossia Ardea e Pomezia, per un totale di circa 130mila persone, che d’estate aumentano a circa 180mila.
Il ‘grande silenzio’ di Acea Ato 2
Già in passato – è cosa nota – si erano verificati più volte ‘trasudi’ di carburante che hanno contaminato il campo pozzi Acea Ato 2 ‘Laurentina’. Campo pozzi situato proprio sul confine tra Pomezia ed Ardea. Campo pozzi che rifornisce di acqua potabile, lo ripetiamo, i due popolosi comuni del litorale. La vicenda era anche già finita all’attenzione della Regione Lazio.
Al recente tavolo inter-istituzionale capitanato dal comune di Pomezia c’era, di certo, un ‘grande silenzio’. Vale a dire quello di Acea. Non risultano, negli atti a nostra disposizione, suoi pareri in merito. Quale misure di garanzia ha proposto Acea? Non lo sappiamo. Tra l’altro, con l’arrivo della primavera-estate è presumibile un aumento considerevole dei consumi idrici in zona. I cittadini e turisti in arrivo tra Ardea e Pomezia cosa dovranno fare? Non lo sappiamo. Non risultano consigli o pareri in merito di Acea nemmeno sui suoi siti ufficiali, perché? Perchè questo grande silenzio di Acea? Sul caso è stata presentata anche una interrogazione da parte del senatore De Cristofaro.
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